“Se lavi la macchina con l’Ac”: il gruppo giovanissimi su «Segno»

L’attività di autofinanziamento (un autolavaggio) che il gruppo giovanissimi di Sant’Elena ha messo in piedi il mese scorso (leggi qui) viene raccontato sul numero di giugno di Segno, il mensile dell’Azione cattolica italiana diffuso in oltre 150mila copie. Ecco l’articolo in formato pdf (il testo è riportato anche qui di seguito) mentre nella nostra galleria sono visibili alcune fotografie.

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Se lavi la macchina con l’Ac

La parrocchia è piccola, un po’ nascosta, incassata com’è tra la linea ferroviaria per Napoli e le case. Ogni tanto balla tutto: passa un treno. Per il resto, poche voci, poca gente sotto il sole che si alza mentre le tapparelle e le serrande restano abbassate.

Roma, le otto di una domenica mattina di maggio al Pigneto. Primissima periferia, palazzi e case basse come raramente si vede nella capitale, ieri quartiere-icona del Neorealismo (Pasolini e Rossellini venivano a girare qui), oggi buona fotografia degli abitanti della città: romani “de Roma”, romani di Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria e via scendendo, tanti stranieri di tutte le provenienze, con i figli senza la cittadinanza in tasca ma con un eccellente romanesco in bocca.

A Sant’Elena Martina, Pietro, Chiara, Elèna (occhio all’accento, si arrabbia), Paolo e gli altri sono già arrivati quasi tutti. Gli ultimi sbucano subito dopo. Andiamo nel campetto, dove si affaccia una rimessa con la cucina a gas: caffè e cornetti, li ha portati Matteo. Il caffè qualche occhio in più lo apre, ma il sonno è sonno, e per quello c’è poco da fare. Ma c’è da fare dell’altro: spazzolati i cornetti, spuntano fuori spugne, pelli, sapone, un tubo di gomma.

Dieci minuti e il cortile di cemento di una parrocchia romana si trasforma nel “Premiato autolavaggio Giovanissimi di Ac”. Un gruppetto bagna, un altro strofina, qualcuno sciacqua, poi c’è chi asciuga. Gli animatori spostano le macchine, l’animatrice sta alla cassa. Irene ogni tanto molla la spugna e scatta una foto. La domenica prima i ragazzi avevano volantinato a tappeto all’uscita dalla messa. Adesso arrivano i “clienti”, arrivano per davvero: prima uno, poi un altro. C’è pure chi – in assenza dell’auto – porta lo scooter. E c’è la signora più anziana, tessera pluridecennale dell’associazione in borsa, che ti passa dieci euro perché la macchina non ce l’ha, ma una mano la vuole dare pure lei.

Roma, l’una di una domenica mattina di maggio al Pigneto. Il cortile è un lago di schiuma e le macchine lavate sono ventitré. I giovanissimi dell’Ac di Sant’Elena, una quindicina di quindicenni accolti solo da pochi mesi in un’associazione parrocchiale prima fatta soltanto di anziani, sono mezzi fradici, e contenti per intero. Il sole se n’è andato, fra poco pioverà, ma chi se ne importa. I soldi raccolti serviranno per sostenere le attività del gruppo: manca un mese ai campi estivi. Lo chiamano “autofinanziamento”. È un modo piccolo, ma efficace, per voler bene a un gruppo, a una comunità, a un’associazione. Alla Chiesa.

Simone Esposito